Quattro briganti
due atti di Paolo Cappelloni
Per comunicazioni e informazioni:
paolocappelloni54@gmail.com
sabato 2 luglio 2022
domenica 8 dicembre 2019
Edizione 2020- I quattro briganti, Palermo 1898
Recensione di Alessandra di Girolamo (2019)
dal Blog Letterario "Il mondo incantato dei libri" di Alessandra Di Girolamo - Scritto il 16 Dicembre
2019
Domenica 15 Dicembre ore 17:30,
ci troviamo a Piazza Europa, precisamente all’interno del Teatro Sant’Eugenio
di Palermo per assistere alla divertente e coinvolgente commedia “I 4 BRIGANTI”
de “ LA COMPAGNIA IN VALIGIA”.
Resoconto Evento Culturale a Palermo
Teatro Sant’Eugenio
Il teatro può ospitare 400
persone e sorge proprio alle spalle della Chiesa di Sant’Eugenio Papa. Questa
sera le poltrone libere sono davvero poche, segno decisamente positivo, che sta
a sottolineare il trionfo della bellezza teatrale, del contatto diretto con gli
artisti e della magia che solo in teatro si può respirare.
Commedia scritta da Paolo
Cappelloni con la regia di Dario Scarpati. Doveroso citare subito la cantante
Antonella Vaglica che è riuscita ad incantare una platea gremita. Le musiche
originali dei Vorianova hanno contribuito a donare quell’atmosfera suggestiva e
fascinosa a questa opera teatrale.
Le luci si spengono e il silenzio
viene interrotto da un “ tamburello” quello tipico siciliano che, tra le mani
di una bellissima donna, segna il via della commedia.
Il sipario si apre e ci troviamo
in una parrocchia alla periferia di Palermo. Il parroco è romano ma, per “punizione”
è stato trasferito nel capoluogo siciliano. La commedia è ambientata nel 1898,
periodo in cui la “ FAME” era la protagonista assoluta della vita dei
cittadini.
Tra una risata e l’altra, tra una
battuta e l’altra, tra una scena e l’altra, lo spettatore ride e riflette sulle
condizioni drammatiche che caratterizzavano la società del tempo. Essendo palermitana
non ho avuto alcuna difficoltà a comprendere il dialetto dei nostri attori,
termini a me molto familiari che rappresentano le tradizioni, le radici, i
costumi, la cultura di un paese.
I 4 BRIGANTI entrano nella vita
del nostro parroco e, grazie alla determinazione, alla pazienza e alla speranza
di quest’ultimo, riescono a scindere le cose giuste da quelle sbagliate.
Infatti il messaggio che trasuda da questa commedia è proprio quello
dell’amore; se fai del bene, se aiuti il prossimo, se ti penti delle tue
azioni, se doni, se condividi… allora tutto può assumere una forma diversa, la
forma giusta! In questa commedia si parla di diritti, di doveri, di prese di
posizione. Così tra un tradimento e l’altro, tra una riflessione e un
pentimento, viene messa in risalto la figura della donna: una donna che vuole
la parità, una donna che chiede gli stessi diritti dell’uomo, una donna che
vuole parlare ed essere ascoltata, una donna che pretende rispetto.
Momento commovente quando, a
sipario chiuso, iniziano a vibrare le note dei Vorianova: “A TIA CA NUN CI
CRIDI”. Testo molto significativo, si chiede aiuto al Signore affinché possa
far qualcosa per queste panzi vacanti (pance vuote per la fame) Semu figli du
stissu putittu scueti e cuntenti cu n’anticchia di pani schittu (siamo tutti
figli della stessa fame non tranquilli e contenti per un po’di pane non
accompagnato da companatico).
Ci sono scene dove si ingoia una
pillola per domare un po’ la fame, dove si gironzola tutto il giorno per non
pensare alla fame, dove si beve dell’acqua per saziarsi dalla fame. Parola
chiave: povertà! Altra parola chiave: dignità!
Faccio i complimenti a tutti gli
attori per le emozioni intense che sono riusciti a trasmettere: Dario Scarpati,
Laura Gestivo, Ambra Compagno, Valeria Giannone, Alberto Buccolini, Francesco
Russo, Lucio Cucinotta, Francesco Grisafi, Antonella Vaglica e Francesca
Vaglica
Alle 19:30 l’unica musica che si
sente al Teatro Sant’Eugenio è quella degli Applausi!
Gli attori dopo la
commozione, le dovute presentazioni, scendono dal palco e salutano tutti gli
intervenuti.lunedì 18 aprile 2016
Presentazione
Anno 1898, storia di passioni e di
briganti. Storia di un piccolo grande prete. Ha grandi speranze, Don Eugenio, e
un grande impegno: far crescere la comunità e soprattutto le persone; renderle
migliori, far fronte alla miseria con la solidarietà. Non si rassegna alle
crescenti ingiustizie, a un governo opprimente, alla fame, alla caduta di
ideali e di valori, ma soprattutto non si rassegna a credere che gli uomini non
possano essere migliori. Oggi è tutto diverso?
sabato 16 aprile 2016
I personaggi
Don
Eugenio
È un prete semplice ma energico e
di carattere, con l’obiettivo di far crescere la sua comunità e di far fronte
alla miseria con la solidarietà.
È anche un prete combattivo che
non si rassegna alle crescenti ingiustizie, ad un governo opprimente, alla
fame, alla caduta di ideali e di valori, ma soprattutto non si rassegna a
credere che le persone non possano essere migliori.
Cencio
È un sacrestano piuttosto ottuso
e caparbio. La sua caratteristica, oltre al piacere del vino, è quella di
ripetere sempre due volte le parole dei concetti che esprime.
Maria
È una parrocchiana, vedova,
ingenua e sempliciotta. È una donnetta che sente la mancanza di un uomo al suo
fianco, sia per ragioni affettive che economiche.
Filomena
Una parrocchiana “tutto pepe”,
con un marito mezzo sfaccendato ed ubriacone. Ma Filomena cerca di alleviare la
propria miseria indulgendo al suo punto debole: gli uomini.
Martina
È una brava ragazzina, è “‘na fijetta cresciuta da sola, tra la
micragna e l’ignoranteria…” come la dipinge Don Eugenio. È semplice e
vezzosa, anche se con poco sale in zucca.
Fosco
È il capo dei quattro briganti.
Un tipo scontroso, arrogante e a volte violento ma, come i suoi compari,
portato a delinquere perché spinto dalla fame.
Orlando
È il braccio destro di Fosco ma
con un carattere opposto, anche se lo
vuole nascondere. La sua bontà d’animo appare sia nel rapporto che ad un certo
punto instaura con Don Eugenio ma soprattutto in quello con Martina.
Ubaldo
Il terzo brigante. È piuttosto
sordo, sprovveduto e poco sveglio. Anche lui si è unito alla banda soltanto per
fame e non fa altro che eseguire i comandi “gridati” degli altri.
Giuditta
È la più battagliera della banda,
ancor più energica e volitiva di Fosco che riesce a dominare con la sua forte
personalità e le sue convinzioni politiche.
venerdì 15 aprile 2016
Recensione di Carmine Rubicco (2013)
da Tempi Dispari - Articolo di Carmine Rubicco
Prosegue l’ottima
risposta di pubblico per il Teatro Elettra con la rappresentazione i 4
Briganti, seconda stagione. Prosegue così bene che la compagnia, guidata dal
regista e attore Alberto Buccolini, ha deciso di prorogare le repliche dello
spettacolo “fino ad esaurimento richieste”. La pièce rappresentata, opera di un
autore pesarese contemporaneo, Paolo Cappelloni, accompagna lo spettatore in un
viaggio verso l’emancipazione femminile con leggerezza e divertimento, ma non
per questo in modo inefficace. Tuttavia non è solo questo l’aspetto trattato.
La vicenda narra anche del rapporto tra uomo e religione, dei rapporti umani
tout court, delle dinamiche nelle relazioni di coppia, delle priorità che ogni
persona si dà nel corso della vita. L’allestimento è egregiamente ottimizzato
per lo spazio a disposizione degli attori. Tutto si svolge in una sola stanza,
la sacrestia, dove si alternano i diversi personaggi richiamati da una “qualche
ricchezza”. Che si tratti di cibo, per la maggior parte, o di ipotetici tesori
nascosti “perché i preti le fanno queste cose”, tutti passano da un don Eugenio
(Buccolini) sempre pronto a dare una mano. Talmente pronto da non lasciarsi
sfuggire l’occasione di cercare di riportare almeno due dei quattro briganti
sulla retta via. Talmente pronto che sacrifica tutto il suo pasto offrendolo
ora a questo ora a quel bisognoso. Talmente pronto da non essere lui il protagonista
effettivo della commedia. Contrariamente a quanto potrebbe apparire, non ruota
tutto attorno a don Eugenio. Il prelato è solo la scusa perché le cose
accadano, non ne è il motore. È il catalizzatore degli avvenimenti. Colui che
rende possibili cambiamenti di rotta. Una sorta di grillo parlante scanzonato e
per nulla pedante. Bravi tutti gli attori, preparati e pienamente nei
personaggi, cosa che ha conferito passo ottimale allo spettacolo.
Inequivocabili e ben integrati i richiami ai grandi del teatro e del cinema
italiano della prima metà del secolo scorso così come immediati alcuni
siparietti tipici della commedia nostrana. Tirando le somme, in chiusura di
sipario, uno spettacolo ben riuscito, con attori di indubbio valore e un
copione impegnato quanto basta.
giovedì 14 aprile 2016
Recensione di Francesco Olivieri (2013)
CRISTUS REGNA SEMPER!!!
"I 4 Briganti",
commedia teatrale di ironia tra spade fra Sergio Citti, Carlo Goldoni e Mario
Monicelli.
Nel pensoso pomeriggio autunnale
di questa nuvolosa e anonima Domenica 17 Novembre, dopo aver visto con sguardo
sorpreso e divertito, una bonaria coppia di amici travesti da centurioni romani
entrare in un bar per bere qualcosa di fresco, ho avuto la piacevole e
rassicurante fortuna di assistere finalmente dopo tanto tempo, ad uno
spettacolo di alta scuola teatrale, che in poco meno di due ore di sincere
emozioni è riuscito nell'ardua impresa di coinvolgere generosamente il suo
pubblico con l'onesta e soprattutto schietta rappresentazione di una moderna
commedia di costume dalla grande atmosfera "Picaresca", condotta con
una solida mano di sicuro mestiere dal giovane e brillante regista Paolo
Cappelloni.
La storia è quella di una piccola
comunità romana vissuta nel 1898, dove il buon vecchio Don Eugenio è il padre
spirituale nonché il "confessore" della brava gente del luogo, che
puntualmente lo assilla con i suoi piccoli e grandi problemi d'amore, di fede,
di fame, vizi e pubbliche virtù all'interno di una carovana di equivoci senza
fine fra risate e lacrime, sorrisi e riflessione sociale che viene innescata
dalla più improbabile delle compagnie vale a dire quella dei Briganti.
I personaggi della storia sono
tutte quante delle maschere di calore e dignità umana che sono tra di loro
davvero molto eterogenee : Tanto per cominciare abbiamo in primis Don Eugenio,
magistralmente interpretato dall'attore e regista, Alberto Buccolini.
Una specie di versione ironica,
farsesca e perfino pulp del buon Don Abbondio di manzoniana memoria, che per
difendere la pace dei suoi fedeli, non esita quindi ad imbracciare le armi
contro i briganti "saggi amici /nemici del suo gruppo di affetti. Poi
sempre partendo dal coro maschile dei personaggi principali c'è il personaggio
del brigante Fosco, interpretato dal solido e viscerale Dario Scarpati che per
certi versi ha omaggiato con irriverente grottesca baldanza il personaggio di
Vittorio Gassman de "L'Armata Brancaleone". A lui fa poi eco il bel
giovane attore molto ottocentesco e dal fascino discreto e dalla affascinante
presenza e sorprendente umiltà recitativa molto British, Goffredo Marsiliani
nel ruolo del brigante e gentiluomo Orlando. Sempre nella simpatica squadra di
questi ineffabili animali da palcoscenico amerei citare ancora fra gli attori,
il bravissimo Aldo Emanuele Castellani nel ruolo del simpaticissimo e
pittoresco commensale Cenzo che sembra uscito addirittura da un racconto di
Cervantes con la sua comicità ilare surreale e a tratti perfino malinconica e
il brioso caratterista Giancarlo Martini nel ruolo del parodistico
"Recchia", che in qualche modo come il già citato Cenzo è il giullare
di una Roma popolare che guarda il mondo che cambia intorno a se sia i suoi usi
che i suoi costumi, cercando di trovare il suo posto al sole per poter essere
un giorno libero e felice di essere se stesso senza ne paure o padroni di alcun
genere. Passando ora ad analizzare per equità e puro piacere di giudizio
critico, l'altra metà del cielo di questa variopinta e talentuosa compagnia di
attori, vorrei egualmente e con certo orgoglio dato che ne conosco alcune
soffermarmi sul lavoro delle giovani attrici.
Palma Karmen D'Addeo nel ruolo
della dolce e combattuta Martina a mio modesto parere ha rappresentato con
assoluta presenza scenica e psicologica il viaggio privato di una fanciulla
all'alba di un cambiamento. Raccontandoci con sentimentale e sentita
partecipazione il conflitto di questo personaggio femminile arrivato alla
difficile soglia dell'età adulta. L'attrice lo ha fatto con un aureo candore
pieno di fragilità, ansia e voglia di vivere e di sognare nonostante le molte
avversità del suo tempo.
Portando cosi facendo dentro di
sé, i segreti tormenti di un cuore troppo giovane per diventare adulto, ma mai
troppo spaventato per inseguire il vero amore. Esprimendo con gentilezza e
briosa innocenza, le travagliate vicende amorose e morali di una ragazza
incinta che alla fine trova se stessa, anche grazie alla fiamma rivoluzionaria
e femminista di un certo sconvolgimento storico che si rivela all'improvviso
davanti agli occhi.
Mantenendo sempre viva e vitale
una recitazione collaborativa e generosa con i tutti i suoi compagni di scena,
puntando ad una performance gioiosa, abile e di sicuro effetto e dando ad un
figura mite e innocente un aria inaspettatamente ribelle. Per contrasto la
vitale e spavaldamente grintosa Teresa Luchena nel ruolo diciamo più drammatico
della moglie adultera Filomena, ci mostra con spagnoleggiante leggerezza i
conflitti interiori e passionali di una giovane donna, torturata dal dubbio e
dall'amore molesto del suo tempo. Una donna che tradisce il marito, perché si
sente ingannata dalla vita e vuole riavere una seconda chance con un altro
uomo, ma in realtà sta solo cercando di ritrovare la sua identità morale
osservando con compiaciuta e beffarda ironia un mondo storico perfino più in
tumulto del suo cuore impazzito. Il personaggio di Filomena possiede qualcosa
di Magnani nella sua volitiva esigenza amorale ad aggredire il suo presente
sbagliato e spesso bugiardo per riavere in cambio qualcosa di vero per il
futuro di cui questa bravissima attrice potrebbe raccogliere un domani perchè
no la pesante eredità. Infine nei personaggi sempre femminili di Giuditta
"La Diavola" di Flavia Pinti e di Marie di Grazia Latorre sono due
personaggi di carattere in questa colta e raffinata commedia di sano e
intelligente intrattenimento.
"La diavola", di Flavia
Pinti energica e vibrante come una giovane regina nordica e vichinga esprime
con una recitazione di spazio e rango, la filosofia del cambiamento e
dell'equilibrio per trovare l'armonia e l'uguaglianza di due mondi prima in
costante lotta. Il suo è un ruolo controverso e centrale che porta sulle sue
spalle tutto il coro greco e i messaggi di rivolta e di emancipazione femminile
dei personaggi della nostra storia e che lei esegue con grande responsabilità e
rigore interpretativo. Mentre, Grazia La Torre come già nel caso del
personaggio di Martina, di Palma Karmen D'Addeo, anche lei restaura e
modernizza con la "palestra di una misura interpretazione "a soggetto",
la figura della giovane vedova sottomessa e schiava del proprio passato,
aprendosi a nuova speranza con un personaggio sempre sapientemente sospeso fra
la religiosa osservanza verso il caro e antico ricordo di un amore perduto e
l'umoristica e passionale sensualità verso un nuovo e improbabile amore e
radioso avvenire.
In conclusione il lavoro del
talentuoso regista e Attore Alberto Buccolini rappresenta a mio dire una festa
per gli occhi e per cuore degli spettatori di tutte le età, che esprime un bel
messaggio di uguaglianza fra i popoli in una storia divertente e onesta che in
una sera autunnale è proprio come stella cadente che all'improvviso lascia
spazio per i desideri di un mondo migliore. Da aspirante e giovane regista e
sceneggiatore oltre che critico posso dire che sarà stato un vero privilegio e
regalo lavorare con dei giovani attori di questo calibro, che saranno grandi
proprio perché non si sentono mai grandi.
Un’ultima annotazione di merito
va anche ai costumi e alle luci di scena che mi hanno personalmente trasportato
nel messaggio di una bottiglia trovato sulla spiaggia di un altra epoca....
davvero complimenti a tutti per questa la bellissima ed inaspettata esperienza
di autentico amore per l'arte.
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